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185 anni dell’ispirazione fondatrice

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185 anni dell’ispirazione fondatrice
Mc 6, 34-44 D.
Stanislao Stawicki SAC ​

Gennaio ​è il mese particolarmente segnato dalle ricorrenze pallottine. Si inizia con la solennità dell’Epifania e con la tradizione dell’Ottavario; poi il 9 gennaio – il giorno della cosiddetta ispirazione dell’istituzione dell’Opera dell’Apostolato Cattolico; infine il 22 gennaio – il giorno della morte di san Vincenzo, diventata solennità per tutta la Famiglia Pallottina.
Nel contesto di queste ricorrenze vorrei condividere con voi stasera alcune riflessioni sull’ispirazione fondatrice il cui anniversario dei 185 anni celebreremo esattamente domani. Si tratta dell’esperienza che ebbe un influsso decisivo non solo sulla vita di san Vincenzo Pallotti, ma anche sulla nostra fisionomia, come Opera dell’Apostolato Cattolico, cioè universale.
L’esperienza è stata chiamata “ispirazione”. Ebbene, l’ispirazione, secondo l’interpretazione teologica comune, è un intervento particolare dello Spirito di Dio. L’agire divino conferisce alla mente di un uomo o di una donna non necessariamente una rivelazione nascosta ma una nuova luce di verità; una nuova consapevolezza - cosicché simultaneamente la volontà si sente mossa ad agire. Ambedue gli aspetti: luce e mozione, sono ovviamente presenti in questa esperienza del Pallotti.
Notiamo che il termine “ispirazione” appare negli scritti del Pallotti piuttosto raramente. Queste luci e mozioni egli le chiamava “divine ispirazioni”. Per esempio, in uno schema di conferenza, dal titolo “Ispirazioni divine”, in cui raccolse vari testi biblici che esortavano alla vigilanza, Pallotti ritenne che sarebbe necessario vigilare per non sciupare le divine mozioni. Una volta ricevute, esse esigono docilità e gratitudine verso Dio.
Ma torniamo all’ispirazione del 9 gennaio 1835. Il tratto che nel contenuto di questa esperienza colpisce e trabocca è l’universalità. Prima di tutto, “l’universalità degli agenti apostolici”: sacerdoti secolari e religiosi, clero e laici, uomini e donne, ricchi e poveri. Don Vincenzo mise in rilievo proprio questo nel racconto sull’origine della Pia Unione dell’Apostolato Cattolico: “togliere qualsiasi muro di divisione tra il Clero Secolare e Regolare” - scrive; “invitare all’apostolato i laici dell’uno e dell’altro sesso di ogni stato, grado, condizione e professione del Popolo” – continua Don Vincenzo. Nessuno restava in panchina, cioè fuori.
In quell’ispirazione c’era poi “l’universalità del contesto”, sia l’universalità dell’ambiente in cui esercitare l’apostolato. Poiché lo scopo dell’Unione comprendeva la gloria di Dio e la salvezza delle anime, le varie attività dovevano essere svolte in tutto il mondo. Nella richiesta di benedizione indirizzata al Papa Gregorio XVI, il Pallotti ripete che l’Unione si ordinava “a ravvivare la Fede e riaccendere la carità fra Cattolici e a propagarla in qualunque parte del mondo”.
C’era infine “l’universalità dei mezzi” che si unisce a quella dei doni. Il Pallotti parla dei mezzi spirituali e temporali: della preghiera come il mezzo più semplice e accessibile a tutti; della professione da prestarsi gratuitamente; o ancora di tutti i doni di natura e di grazia che ciascuno ha ricevuto da Dio. Tuttavia, Don Vincenzo insiste soprattutto sull’importanza dell’unificazione di tutti gli sforzi, cioè sull’importanza della cooperazione: “l’opera la più santa, la più nobile, la più augusta, la più divina fra tutte le opere divine, auguste, nobili e sante che siano”. Ecco perché la suddetta cooperazione si presenta a noi come la chiave per la comprensione della specificità del carisma pallottino.
E qui concludo con un pensiero del Vangelo odierno.
“Date loro voi stessi da mangiare” – dice Gesù ai suoi discepoli di ogni epoca e di ogni orizzonte. I discepoli non capiscono. Sono legati a ciò che hanno e non a ciò che sono. Tentano un colpo di mano per sfuggire alla proposta di Gesù. Si fanno piuttosto portavoce di una visione economica della vita, molto radicata anche nella mentalità attuale, dove tutto è soggetto alla legge del comprare e del vendere. Per loro, l’unico modo di sfamare la gente è quello di lasciarla andare perché comprino del pane. Gesù li invita invece a entrare in una logica diversa: è la logica di mettersi a disposizione e  condividere: “date loro voi stessi da mangiare”. Date ciò che siete; date ciò che avete, poco che sia. Fate quindi il possibile, Dio farà il resto!

Omelia predicata da P. Stanislaw Stawicki sull'Ispirazione ricevuta da San Vincenzo Pallotti il 09 gennaio 1835. San Salvatore in Onda, Roma. 08.01.2020


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